Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
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La bionda sola sia la nostra!
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Nel mezzo vi era una lunga panca massicia con due aurei doppieri accesi - alcuni seggioloni a braccioli intorno a un gran camino nella cui cappa campeggiava l'arma della famiglia – un leone gradiente.
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Lo sconosciuto cavaliere s'intratteneva riscontrando un affresco che era dipinto delle quattro pareti della sala. – Esso veniva a rappresentare la memoranda battaglia di Meloria. - Quel dipinto era opera di Cimabue rinomato non tanto pe' suoi lavori, quanto per esser stato Maestro al famoso Giotto. - Forse questi, cinque anni dopo la data del nostro racconto, fu incaricato a ritrarre nella medesima sala quell'altra memoranda battaglia che i Genovesi vinsero sopra i Veneziani – Curzola.
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In esso se ne stava assiso un uomo sui quaranta anni - dall'aspetto marziale o meglio fiero. - La sua fronte era spaziosa e facile a corrugarsi - due folte sopracciglie ombreggiavano i suoi occhi vivaci, irrequieti - la barba nera d'ebano e i capelli gl'incorniciavano selvaggiamente il viso. - Nell'assieme, egli era vigoroso, aitante della persona. - Il ricco suo vestiario lo fa credere potente signore. - Egli era Branca Doria.
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Sassari, immune d'ogni peso libera come l'augello!