Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 124
- È di Nuoro, lei?
- Sì, ma sono nata là per caso.
p. 124
E come in quelle abitazioni, Maria Obinu aveva appeso lungo le pareti grigie della sua camera una fila di quadretti e di immagini sacre; tre ceri, poi, e tre crocefissi, un ramo d'olivo e un rosario che pareva di confetti, pendevano in capo al letto; in un angolo ardeva una lampadina davanti ad una immagine dove le Sante Anime del Purgatorio, tinte di livido da un lapis turchino, pregavano tra fiamme insanguinate da un lapis rosso.
Anania prese possesso della camera, e ben presto fu riassalito dai suoi dubbi.
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La cameretta pareva la cella d'una monaca; il lettino candido, odorante di spigo, ricordava i semplici giacigli di certe patriarcali abitazioni sarde. Ma intanto egli ricordava la prima notte passata a Nuoro e il bacio furtivo di suo padre, e di momento in momento aspettava che l'uscio s'aprisse, e un'ombra si avanzasse, nel chiarore della lampadina, e un bacio rivelatore gli sfiorasse la fronte!
p. 126
Ho cambiato casa: sto presso una signora sarda che dice di esser nata a Nuoro, è una buona donna, simpatica, molto devota; ha per me delle cure veramente materne, tanto che mi ha dato la sua camera in attesa della partenza d'una bellissima signorina inglese che deve cedermi la sua.
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Questa Miss rassomiglia a te in modo straordinario; ti scongiuro però di non esser gelosa: [...] perché io sono sotto la salvaguardia di tutte le sante ed i santi del cielo appesi alle pareti della mia camera, nonché delle Anime Sante del Purgatorio illuminate giorno e notte da una mariposa.