Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 154
Odesi fischiar frombole e saette e voci strazianti di feriti e di moribondi.
p. 155
Così fantasticava quando vedo comparirmi innanzi come due variopinte farfallette, due verginelle vestite di bianco - esse avevano i crini d'oro e gli occhi del colore del cielo.
p. 155
Andava tra me pensando: Forse io sarò stata rapita in sogno dal mio Profeta a deliziarmi anzi tempo nel suo Olimpo... - forse, incantata dalle fate, venni da loro chiusa in uno di que' palagi che tengono sottoterra e che son di cristallo; ove secondo che narrano le nostre leggende i desinari, le cene e tutte cose s'apprestano da mani invisibili e vi sono cavalieri cangianti in alberi o in rupi, e amanti trasformati in sorgenti, che col loro querulo mormorio ti raccontano la storia d'uno sfortunato amore.
p. 156
Inallora m'attentai di chiedere a quelle ninfe, dove io mi fossi e perchè.... ma esse non fecero che sorridere alle mie ansiose richieste e seguitavano a farmi moine.
pp. 156-157
Il mio corpo fu addobbato da una lunga veste moresca di sciamito color turchino tempestato a stelle d'oro – da un corpetto di finissimo scarlato e da un ricco cinto col pugnaletto ritorto e gemmato.