Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 82
Uscendo incontrò sulla porta il giovinetto che la voce pubblica diceva figlio del Carboni; un ragazzo molto alto per la sua età, un po' curvo, pallido, con le mascelle sporgenti e gli occhi tristi e cerchiati, azzurri come quelli di Margherita.
p. 83
- Cattivo figliuolo, tu non credi più in Dio!
- Col cuore, sì! Queste parole consolarono alquanto la buona donna che gli narrò l'episodio biblico di Eli; dopo gli chiese: - Dove dunque sei stato?
Egli ricominciò a narrare: il gattino gli si era arrampicato sulle spalle e gli leccava le orecchie, dandogli un solletico strano che lo faceva, egli non sapeva perché, pensare a Margherita.
p. 83
Ha chiesto la mano delle figlie del medico; voleva o l'una o l'altra! L'hanno cacciato via col manico della scopa. Ora vuole Margheritina, perché prendendole la misura delle scarpine le ha stretto il piede...
- Doveva dargli un calcio! - gridò Anania, balzando in piedi, col gattino intorno al collo. «Un calcio sul viso!»
p. 83
-Il garofano mio! - diss'ella carezzevole, nonostante le cattive parole di Anania. «Sei tu il garofano di Margherita! Tu dunque parti? Va, studia, diventa dottore».
p. 84
E si mise a ballare col gattino fra le braccia. Ma d'improvviso ridiventò cupo.