Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 82
Rientrato a casa Anania riferì ogni cosa a zia Tatàna, mentre la donna, seduta davanti a un braciere, preparava un dolce di scorze d'arancio, mandorle e miele, da portare in regalo ad un importante personaggio cagliaritano.
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- Ah, cattivo figliuolo! È uso, questo, di regalare denari agli studenti che partono la prima volta,- osservò la donna, rimovendo e rimescolando delicatamente con due forchette i sottili fili della scorza d'arancio entro la lucida casseruola di stagno.
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Anania sedette presso la donna, prese il gatto sulle ginocchia e cominciò ad accarezzarlo.
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- E ti consigliò di confessarti e comunicarti prima di partire?
- Ciò si faceva venti anni fa, quando si partiva a cavallo per Cagliari, e s'impiegavano tre giorni per arrivarci. Adesso non si usa più, - rispose maliziosamente Anania.
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Un acuto odore di miele bollente profumava la cucina tranquilla: qua e là facevano capolino i piccoli cestini gialli colmi di provviste per lo studente.