Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 78
- Ah! - riprese il sindaco, - tu vuoi andar via? Non vedi l'ora di andar via? Andrai, andrai: tu vuoi volare già, tu scuoti già le ali, uccellino! Ebbene, ssssst, vola! - Fece atto di lanciare in aria un uccello, poi batté la mano sulle spalle del figlioccio. Ed Anania sospirò, e si sentì leggero, lieto e commosso come se veramente avesse spiccato il volo.
p. 79
Erano gli ultimi giorni che Anania passava in famiglia, ed egli si sentiva sempre più lieto, come l'uccello che sta per volare, ma una vaga tristezza velava talvolta la sua gioia, un trepido timore dell'ignoto lo inquietava.
p. 79
Addio, addio, orti guardanti la valle; addio scroscio lontano del torrente che annunzia il tornar dell'inverno; addio canto del cuculo che annunzia il tornar della primavera; addio grigio e selvaggio Orthobene dagli elci disegnati sulle nuvole come capelli ribelli d'un gigante dormente; addio rosee e cerule montagne lontane; addio focolare tranquillo e ospitale, cameretta odorosa di miele, di frutta e di sogni!
p. 79
Nei crepuscoli verdognoli, rischiarati da nuvole rosse che serpeggiavano, svanivano e ricomparivano continuamente sul cielo glauco, Anania sentiva negli orti il crepitìo e l'odore delle erbe secche bruciate dagli agricoltori, e gli sembrava che qualche cosa dell'anima sua svanisse col fumo di quei fuochi melanconici.
p. 79
Nei crepuscoli verdognoli, rischiarati da nuvole rosse che serpeggiavano, svanivano e ricomparivano continuamente sul cielo glauco, Anania sentiva negli orti il crepitìo e l'odore delle erbe secche bruciate dagli agricoltori, e gli sembrava che qualche cosa dell'anima sua svanisse col fumo di quei fuochi melanconici.