Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 31
- Taci, figliolino mio, - disse poi al bimbo, che singhiozzava nuovamente, - domani aggiusteremo tutto. Ecco, così gli uccelli volano dal nido appena hanno le ali.
- Ma sapevate voi che quest'uccellino esisteva?, - chiese ridendo uno dei due uomini che spingevano la spranga.
p. 31
- Poverino, poverino! Uccellino senz'ali: senz'ali e senza nido! - diceva pietosamente la donna.
p. 32
Mentre egli mangiava, zia Tatàna, che preparava la cena per il marito, lo interrogava e gli dava buoni consigli, avvalorandoli con l'affermare che erano già stati dettati dal re Salomone ed anche da Santa Caterina.
p. 32
Mai Anania aveva mangiato tanto bene: e la pera, dopo le carezze materne e le dolci parole di zia Tatàna, finì di confortarlo.
p. 32
- Entra dunque, povero orfano, anche tu senza madre! Che cosa dice zio Anania? Grida ancora?
- E lasciatelo gridare! - consigliò Bustianeddu, sedendosi accanto ad Anania, e raccogliendo e rosicchiando il torso della pera, abbastanza rosicchiato e già buttato via dal piccolo straniero.