Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 20
Una volta Anania si avviò solo per la montagna, e salì e salì per la strada bianca, attraverso le macchie e i blocchi di granito, su per le chine coperte dai fiorellini violetti del serpillo, finché gli parve d'esser giunto ad una cima altissima.
p. 20
Il figlio della vedova, dapprima irritatissimo, si commosse e guardò Anania con rispetto; poi entrambi rientrarono in paese pensierosi e taciturni, seguiti dalle capre i cui campanacci risonavano tristemente nel silenzio del crepuscolo.
p. 20
Pensò al padre di Zuanne, e si guardò attorno con terrore: ah, benché si proponesse la carriera delle armi aveva paura dei banditi, mentre Zuanne desiderava vivamente di vederli, ed il lungo gabbano nero sulla parete fuligginosa gli faceva spavento.
p. 20
Il sole era scomparso, ma dietro le montagne turchine dell'orizzonte pareva che grandi fuochi ardessero mandando in alto, sul cielo tutto rosso, una luce ardentissima.
p. 20
Ridiscese quasi rotolando dalla cima dove aveva veduto il cielo tutto rosso e le montagne turchine, e a Zuanne, che lo chiamava urlando, raccontò dove era stato e che li aveva veduti.