Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 514
A Fonni, dove i mendicanti si collocarono nel cortiletto intorno alla Basilica piena di gente di lontani paesi, egli cominciò a provare un nuovo tormento.
p. 515
Alcune erano alte, sottili, fasciate di orbace, coi grembiali ricamati di geroglifici gialli e verdi e i cappucci di scarlatto, e pareva venissero di lontano, dall'antico Egitto: altre avevano i fianchi potenti, il viso largo con due pomi maturati per guancie, la bocca carnosa, ardente e umida come l'orlo d'un vaso di miele.
p. 516
La gente si divise per lasciar passare i carabinieri: alti, col pennacchio rosso e azzurro svolazzante come un uccello fantastico, stettero sopra i due mendicanti raggomitolati per terra.
p. 517
I colori vivi dei costumi paesani, il rosso di scarlatto, il giallo delle bende, il cremisi ardente dei grembiali, brillavano come macchie di fiori tra il verde dei lentischi e l'avorio delle stoppie.
p. 517
E le sue povere padrone che pativano laggiù, sole, abbandonate? Per la prima volta pensò di tornare, di finire i suoi giorni ai loro piedi come un cane fedele.