Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 494
Non si domandava più perché Noemi rifiutava la vita: gli sembrava di capire. Era il castigo di Dio su lui: il castigo che gravava su tutta la casa. Ed egli era il verme dentro il frutto, era il tarlo che rodeva il destino della famiglia.
p. 494
Egli raccolse di terra la viola e andò a sedersi sulla scala, come la notte dopo la morte di donna
Ruth.
p. 494
Ma un filo di speranza lo sosteneva ancora, come lo stelo ancor fresco sosteneva la viola livida ch'egli teneva fra le dita.
p. 495
S'alzò e s'avviò: poi tornò indietro per riprendere la bisaccia attaccata al piuolo sotto la loggia. Il piuolo, fisso lì da secoli, si staccò e balzò fra i ciottoli del cortile come un grosso dito nero.
p. 496
Un odore di putrefazione e di tomba esalava dal lettuccio; ma egli non si scostò sebbene sentisse la collana di zia Pottoi, calda come fosse stata sul fuoco, sfiorargli il viso e l'alito di lei passargli sui capelli come un ragno.