Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 491
Tutto è dolce, buono, caro: ecco i rovi della Basilica, circondati dai fili dei ragni verdi e violetti di
rugiada, ecco la muraglia grigia, il portone corroso, l'antico cimitero coi fiori bianchi delle ossa in
mezzo all'avena e alle ortiche, ecco il viottolo e la siepe con le farfalline lilla e le coccinelle rosse
che sembrano fiorellini e bacche: tutto è fresco, innocente e bello come quando siamo bambini e
siamo scappati di casa a correre per il mondo meraviglioso.
p. 492
Sedette davanti a lei, per terra, a gambe in croce come uno schiavo, prendendosi i piedi colle mani: non sapeva come cominciare, ma sapeva già che la padrona indovinava. Infatti Noemi aveva lasciato cadere la viola in una valletta bianca della tela; le batteva il cuore; sì, indovinava.
p. 492
- Ma perché, Efix? - ella disse con voce vaga, pungendo con l'ago la viola. - Io non ti capisco.
p. 492
Noemi buttò giù la viola ferita e si rimise a cucire. Pareva tranquilla.
- Se Predu ha voglia di ridere, rida pure; non m'importa nulla.
p. 493
E donna Noemi era lì, pallida, che cuciva, cuciva, che gli pungeva l'anima col suo ago: e le rondini passavano incessantemente in giro, sopra le loro teste, come una ghirlanda mobile di fiori neri, di piccole croci nere.