Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 485
Solo gli occhi brillavano grandi e chiari, pieni di una luce melanconica e insieme perfida, come l'acqua delle paludi giù fra i giuncheti della pianura.
p. 485
Sul cielo tutto turchino non una nuvoletta, e l'aria così trasparente che sulle roccie del Castello si vedevano scintillare le pietre e una finestra vuota delle rovine affacciarsi piena d'azzurro fra l'edera che l'inghirlandava.
p. 485
Grixenda infatti era magra e pallida; acerba ancora, ma come inaridita; certe mosse del collo scarno e del viso giallastro ricordavano quelle della nonna. Solo gli occhi brillavano grandi e chiari, pieni di una luce melanconica e insieme perfida, come l'acqua delle paludi giù fra i giuncheti della pianura.
p. 486
- Se sei venuta per pungermi ti sbagli, Natòlia: spine tu non ne hai, perché sei l'euforbia, non la
rosa. Io non ho dolori, non ho dispiaceri: son forte come il pino in riva al fiume.
p. 487
Rientrando videro Efix rialzarsi a fatica appoggiando la mano allo scalino. Allora Noemi, calda ancora di pietà e d'amore di Dio, s'accorse per la prima volta che il servo si era mal ridotto, vecchio, grigio, con le vesti divenutegli larghe, e tese la mano come per aiutarlo a sollevarsi.