Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 455
- Vai che hai la febbre e il delirio; le monete le avrai trovate. Se ne trovano ancora, sotto il Castello. Dammele, che te le farò fruttare.
Kallina gliele diede; solo ne tenne una col buco e se la mise al collo infilata ad un correggiuolo rosso.
p. 456
Anche là, attraverso la porta si vedeva il cortile bianco e nero di luna e dell'ombra del pergolato: la suocera seduta sulla sua scranna da regina primitiva non filava per rispetto alla Giobiana , chiacchierando con la figlia febbricitante e con le serve pallide sedute per terra appoggiate al muro.
p. 457
Le susine nere! - disse una serva golosa. - Natòlia, corfu 'e mazza a conca, se le ha mangiate tutte di nascosto.
p. 457
Attraversando il grande cortile ove luccicavano alla luna larghi graticolati di canna su cui di giorno s'essiccavano i legumi adesso coperti da stuoie di giunco, Giacinto vide la grossa figura di suo zio e quella smilza del Milese immobili sullo sfondo dorato d'una porta preceduta da un portico.
p. 457
L'euforbia odorava intorno, la luna azzurrognola splendeva sul rudero della torre come una
fiamma su un candelabro nero, e pareva che in quell'angolo di mondo morto non dovesse più
spuntare il giorno.