Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 446
Benché fosse presto, quando arrivò al villaggio, Efix vide l'usuraia filare nel suo cortile, fra i porcellini grassi e i colombi in amore, e la salutò accennandole che sarebbe passato più tardi; ma ella rispose agitando il fuso: ella poteva aspettare, non aveva fretta.
p. 446
Qualche figura di pescatore si disegnava immobile come dipinta in doppio sul verde della riva e sul verde dell'acqua stagnante fra i ciottoli bianchi.
p. 447
Tutto era silenzio e sole nel cortile: fiorivano i gelsomini sopra il pozzo e le ossa dei morti fra l'erba d'oro dell'antico cimitero.
p. 447
Il Monte circondava col suo cappuccio verde e bianco la casa; una colonnina istoriata era caduta dal balcone e giaceva in mezzo ai sassolini come l'avanzo di un razzo.
p. 447
E non disse altro, finché non arrivarono le sorelle, donna Ester col dito fuori dell'incrociatura dello scialle, Noemi pallida silenziosa con le palpebre violette abbassate.