Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 435
Il servo intrecciava una stuoia, all'ombra delle canne, con le dita che tremavano per la febbre di malaria; vedendo la vecchia che gli si sedeva ai piedi con la bottiglia in grembo, sollevò appena gli occhi velati e attese rassegnato, quasi sapesse già quello che ella voleva da lui.
p. 435
Di tanto in tanto si curvava un poco, vedeva i suoi piedi ondulare grandi e giallastri entro l'acqua,
ne traeva uno, staccava dalla gamba bagnata un acino nero lucente che vi si era attaccato, e lo introduceva nella bottiglia spingendovelo giù con un giunco.
p. 435
Nei tempi di carestia, cioè nelle settimane che precedono la raccolta dell'orzo, e la gente, terminata la provvista del grano, ricorre all'usura, la vecchia Pottoi andava a pescare sanguisughe.
p. 435
L'acino s'allungava, si restringeva, prendeva la forma di un anello nero: era la sanguisuga.
p. 435
Stava là ore ed ore immobile, seduta all'ombra di un ontano, con le gambe nude nell'acqua trasparente verdognola venata d'oro; e mentre con una mano teneva ferma sulla sabbia una bottiglia, con l'altra si toccava la collana.