Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 410
Ma egli ricominciò a parlare del viaggio, della strada solitaria, e domandò quanto s'impiegava per arrivare a Nuoro. Voleva recarsi a Nuoro; c'era lassù l'amministratore di un molino a vapore, amico di suo padre, che gli aveva promesso un posto.
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No, egli non lo conosceva, ma era certo che andando a Nuoro avrebbe ottenuto il posto.
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Non disse altro, e Noemi non domandò altro. La speranza ch'egli se ne andasse presto a Nuoro la rendeva buona e paziente.
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Era quasi notte; il Monte era diventato scuro e là dentro in quell'umida stanza dalle pareti macchiate di verde pareva d'essere in una grotta, lontani dal mondo.
p. 411
Egli la guardava, un po' stanco e assonnato, e quella figura nera sullo sfondo ancora lucido del finestrino, coi capelli folti e le mani piccole appoggiate al tavolo melanconico, doveva ricordargli i racconti nostalgici di sua madre, perché cominciò a domandar notizie di persone del paese che erano morte o di cui Noemi non s'interessava affatto.