Stefano Sampol Gandolfo
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
p. 112
Riunitasi la bella coppia, ch’era uscita divisa da Vercelli, nelle deliziose pianure del Monferrato, essa per la via di Nizza e di Alessandria della Paglia avea toccato Asti e Torino, sotto il nome di Conte e Contessa di Rho.
pp. 113-114
Fu il così detto Conte Verde, Amedeo VI di Savoia, avo del nostro Eremita di Ripaglia, che a cattivarsi l’affezione della nobiltà Savoiarda, ed a stringere sempre più in forti legami i potenti feudatari dei suoi stati al trono, soppressa la Compagnia Cavalleresca, da lui denominata in principio del Cigno Nero, fondò pel primo dal 1360 al 1363 il famoso Ordine del Collare.
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Egrave; un fatto che la divisa era allora, e quasi in parte continua ad esserlo, una magnifica fascia d’oro in tutto simile a quella dei veltri.
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I 15 monaci ivi rinchiusi erano obbligati, come i 15 cavalieri del Collare, ad onorare i 15 misteri del Santissimo Rosario, ed a pregare pei cavalieri defunti.
pp. 115-116
E la città, che siede appié delle Alpi, là nella deliziosa pianura dove la snella Dora si abbraccia e bacia col maestoso Po, tutta testé splendente di vita e di luce; la vetusta Colonia Julia, con adulatoria divozione al più fortunato dei Cesari, Agusta oggi appellata Taurinorum, la bella, la magnanima Torino giace sepolta nel suo tenebrore. Ché ancora non le avevan suggerito i suoi devoti monaci cattolici l’idea della illuminazione notturna delle sue contrade coi loro lampadini ardenti dinanzi alle Madonne e alle croci dei brivii, dei trivii e dei quatrivii, che essi evangelizzavano di giorno.