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Stefano Sampol Gandolfo

opere

L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia

Stefano Sampol Gandolfo

Roma, Tip. G. Ciotola

L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia

Stefano Sampol Gandolfo

p. 228
Di un brutto fatto però si macchiarono in questa circostanza i Pisani, che non possiamo passare sotto silenzio. Del brutto fatto, per cui si suol dire proverbialmente ancor oggi: Fiorentini ciechi e Pisani traditori. Narriamolo.
Ai Fiorentini, che con tanta lealtà e tanto disinteresse avevano guardato la patria loro, vollero i Pisani, reduci dalla conquista, lasciare in segno di gratitudine la facoltà di scegliere tra due magnifiche porte di bronzo e due stupende colonne di porfido, portate via dalla vinta e saccheggiata isola di Maiorca. I Fiorentini, nel gradire il cortese ricordo, preferirono le due colonne. Ma che cosa avvenne? Avvenne che siccome le due colonne erano coperte di un superbissimo scarlatto nessuno avendo potuto internamente vederle ed esaminarle, i Fiorentini rimasero ingannati. Perocché esse erano state enormemente danneggiate dal fuoco.
Chi avesse la vaghezza di ammirare quelle due colonne di porfido vada a Firenze e le troverà ancora nel Battistero, in quel gioiello di tutte le architettoniche beltà, che è il tempio di S. Giovanni.

arte, colori, italia ed europa, storia

p. 232
Eppure in un antichissimo inventario di quei preziosi documenti, fatto nei giorni della soppressione della Badia, e della sua cessione ai Benedettini così detti neri, si fa menzione fra le altre memorie di una Cronaca giornaliera del Pontificato di Papa Eugenio IV e del suo infelice Felice V, antipapa.

colori, storia

pp. 232-233
Il viaggiatore, che da Donnas, ultimo confine naturale della Valle d’Aosta, e quindi anche politico e amministrativo una volta di quel Ducato, recasi a Bard, incontra a sinistra la via tagliata a perpendicolo nei dirupi; sicché i precipizii, tra i quali la Doria, trascorre, presentano al suo sguardo una delle più spaventevoli profondità.
Il borgo di Bard comparisce allora nella più stretta gola di due scoscese montagne.
Una rupe d’immensa mole chiude da un lato la valle, e respingerebbe la impetuosa corrente dello stesso fiume, se questo non si aprisse un ampio varco dalla parte di mezzodì.
I fabbricati di Bard compongono una lunga borgata, che interseca la via provinciale. A Bard è contiguo un sobborgo, denominato Iaquemet, e alla distanza di un miglio trovasi il villaggio detto di Albard. Tutto il resto è un alternarsi di dirupi e di precipizi, e l’anima di chi si fa a contemplarli ne resterebbe lungamente atterrita, se non fosse una cappella rurale, che in mezzo ad essi sorge a conforto sempre di chi le si avvicina e in lei riposasi; per quindi proseguire animoso e rinfrancato la sua peregrinazione e giungere alla sua rinomatissima rocca, detta appunto il Forte di Bard.

geografia, italia ed europa

pp. 234-235
Prescindendo dalla sognata opinione che Annibale di qui [Bard] appunto passasse, noi faremo invece notare, che in quel tempo anche i pastori delle vicine montagne avevano assai poche notizie di quelli alpestri recessi, i quali molto tardi furono riconosciuti dai Romani, che se ne impadronirono.
Sul cadere del secolo IX re Arnolfo, reduce in Germania, di qui certamente passò.
[…] Non troviamo fatto altro cenno che di Amedeo IV. Il quale bramoso di ricuperare la giurisdizione, che i suoi proavi avevano goduto sulla Valle d’Aosta strinse d’assedio nel 1225, il famoso forte di Bard e non sarebbe riuscito ad impadronirsene senza il poderoso soccorso prestatogli dai potenti signori di Challand.
[…] Sul cominciare di questo secolo è qui che il grande Napoleone, spinto dal genio delle sue conquiste e imbaldanzito dall’esito delle sue vittorie, varcando il S. Bernardo, e volendo penetrare all’improvviso in Piemonte, dovette arrestare per qualche istante i suoi passi, dinanzi all’insormontabile ostacolo, che gli presentava la imponente e ben munita fortezza. A superare la cui resistenza, valorosissima e micidialissima, tutto il valore ci volle del gran Capitano, dei generale Berthier e Marmont e dei soldati francesi, che per espugnarla ed impadronirsene dovettero sostenere il fuoco per alcuni giorni, ripetere varie volte gli assalti e quasi per intiero diroccarla.

storia

p. 236
Gli è raro che un Papa venga coronato dal Concilio, che lo ha proclamato. Non si cita che un papa Alessandro, coronato a Pisa, che un papa Martino, coronato a Costanza, e questo papa Felice V, di cui parliamo, incoronato a Basilea.
Era il 5 novembre 1439 e qui davanti la Cattedrale, e precisamente là, in mezzo alla piazza fu rizzato un palco con sopra un altare riparato da preziosissimi drappi.
Il Papa vi salì accompagnato da circa duemila tra chierici e tra nobili, dai suoi figliuoli il conte Luigi e il conte Filippo di Ginevra, ai quali facevano corteggio un marchese di Saluzzo e molti altri baroni della patria del Papa, nobili di Germania, tra i quali il marchese di Retelen, il Conte Corrado di Vinsberg, vecchio ciambellano dell’impero; il conte di Therstein, i nobili deputati di Strasburgo, di Berna, di Soletta, di Friburgo.

italia ed europa, religiosità, storia

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