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autori

Stefano Sampol Gandolfo

opere

L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia

Stefano Sampol Gandolfo

Roma, Tip. G. Ciotola

L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia

Stefano Sampol Gandolfo

p. 181
Giova premettere che gli usi popolari in occasione di matrimonii sono ancor oggi, tanto in Aosta, come nei borghi suoi circonvicini, originali e curiosi.
Nessuno, quando trattasi della celebrazione di un matrimonio, trascura d’invitare, perché assistano alla cerimonia, i parenti e gli amici delle due famiglie. I quali, vestendo gli abiti dei dì festivi, ed aggiungendo un nastro alla bottoniera, si riuniscono in corteggio per accompagnare gli sposi all’altare ed assistere alla celebrazione delle nozze. Terminata la quale vien fatta una copiosa distribuzione di pane od altro ai poveri, mentre ai convitati è offerto un rinfresco e talvolta anche un pranzo, o una cena, più o meno lauta, in proporzione dei mezzi pecuniarii della famiglia dello sposo.

costumi

pp. 181-182
Nei comuni poi rurali, originalissimo è il modo di fare all’amore e d’iniziare le trattative di un matrimonio. I giovani innamorati dedicano le ore della notte a corteggiare la fanciulla prescelta dal loro cuore. Quando un giovane ha deciso di associare alla sua sorte avvenire una ragazza col titolo di sposa, esso recasi fra le nove e le dieci ore della notte alla casa ove abita l’oggetto amato, e con sommesso picchio, molto ben conosciuto dalle fanciulle alpine, invita la sua prediletta a recarsi alla finestra per farle le sue oneste dichiarazioni.
Tostoché essa conobbe la voce e la persona dell’amante suo, vola ad aprirgli la porta, ma con rara e commendevolissima discretezza, che non patisce mai eccezione, esso non si fa lecito di entrare in casa, fintantoché non siasi assicurato da un cenno di convenzione che ella sia andata in letto, se era in piedi, o siasi ricoricata, se già vi stava.
Allora ei si accosta riguardosissimo al suo letticciuolo, si asside ai piedi del medesimo ed ivi passa alcune ore in amoroso colloquio, prima di ritirarsi alla sua abitazione. È questa costumanza curiosa quella che in tutta la Valle d’Aosta chiamasi volgarmente: aller par fille, andare in cerca della ragazza.

costumi

pp. 182-183
Pel giorno del matrimonio, tanto lo sposo, che la sposa invitano, come dicemmo, i parenti e gli amici, senza dimenticare il compare e la comare, se sono ancora viventi, pregando in caso di decesso qualche vicino loro parente, od amico, a farne le veci. Particolarità codesta, che non viene mai trascurata, per la ragione che i padrini sono tenuti per consuetudine all’offerta di qualche regalo.
Nella sera precedente alle nozze, tutti i giovani invitati si riuniscono presso la casa degli sposi, tirando numerosi colpi di fucile o di pistola in segno di giubbilo per la vicina unione. Nel dì poi della cerimonia, tutti quei del corteggio in abito da festa e col nastro alla bottoniera accompagnano la felice coppia nuziale alla Chiesa, ove il sacerdote celebrante chiude il maestoso rito con un discorso agli sposi, sempre sui doveri del matrimonio e talvolta sulla educazione della prole, e quindi fa parte ancor esso della festante comitiva, che s’avvia alla casa dello sposo.
Il quale, prima di entrarvi, si pone in ginocchio colla sua compagna sulla soglia della porta. È allora che si fanno avanti i genitori suoi, e domandatogli cosa esso desideri, e udito che chiede il permesso d’introdurre nella casa paterna la fanciulla da esso prescelta, come membro della famiglia, la madre lo assicura del suo consenso. Porgendo prima una conocchia, un fuso od una scopa alla nuora per ricordarle d’essere buona madre di famiglia; nell’atto che il padre benedice la diletta coppia e porgendo loro la mano, la introduce con tutto il corteggio in casa, ove è preparata la mensa ed incominciano i lieti conversari, che trascorrono fra i reiterati fuochi di gioia, e finiscono ordinariamente con allegrissime danze al suono di tamburelli e di pive.

costumi, religiosità

p. 185
Fate, o Signore Iddio, che queste due anime virtuose e belle, che oggi si inoltrano per le fiorite vie della terra, non si allontanino mai dalle faticose vie del cielo. Che in mezzo al fasto ed alle grandezze non dimentichino mai il santo timor vostro, la carità verso tutti, e specialmente verso i poveri. Fate che la Baronessa particolarmente, di cui avete premiata la virtù, non dimentichi mai i suoi buoni genitori, questa buona città di Aosta, e, se lo merita, anche il suo indegno Vescovo, che nuovamente di cuore la benedice.

religiosità

pp. 187-188
#8210; Gli sparvieri non si prendono colla scure.
‒ Che sparvieri?... Tu sogni, tu vacilli. È giorno questo di parlare di sparvieri?
‒ Non l’hai sentito il sagrastano del duomo? Il volo di quell’uccellaccio di cattivo augurio ha fatto paura a lui e fa paura anche a me.
‒ Ora ti capisco, lo sparviere del sagrestano ti è rimasto impresso, e tu paventi di qualche cosa… di qualche disgrazia. Ti compatisco, ma lascia, che ti dica, che non è da te il tremare dinanzi a uno sparviere, e a uno sparviere, che infin dei conti non ha veduto nessuno, e per cui potrebi darsi sia stata la fantasia del sagrestano, che preso per uno sparviere qualche innocente piccione…
‒ Altro che piccione&helli

flora e fauna, leggende

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