Stefano Sampol Gandolfo
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
p. 170
Narra a questo punto un’antica cronaca savoiarda del 1425, e così di soli 7 anni lontana dall’avvenimento, che mentre niente era venuto a contristare la serenità della festa, solo la improvvisa comparsa di uno sparviero sull’alto della torre del tempio, nel momento preciso in cui gli Sposi vi entravano, avea turbato l’animo pio e alquanto superstizioso di quel campanaro.
pp. 173-174
Discendano, o no, da quel fanatico Valdo, cosa che a noi poco importa di qui ricercare, il quale incominciò a dommatizzare in Lione l’anno 1180, presumendo di voler ridurre, come tutti i settarii, il Cristianesimo alla sua semplicità primitiva; è un fatto ch’esso penetrò nel secolo undecimo anche in Piemonte, e che ivi stabilì ed ingrossò la sua setta tra le valli del Chisane e del Pellice. Come è un fatto che noi li troviamo fin dai più remoti tempi condannati come discepoli degli Arnaldisti e degli Albigesi, sottoposti all’accusa di avere rinnovato gli errori di Vigilanzio sul culto dei santi e delle sacre reliquie, sulla gerarchia cattolica e sulle cerimonie ecclesiastiche: imputati di avere proclamato gli errori dei Donatisti sulla nullità dei sacramenti conferiti da ministri indegni, e di avere infine adottate le massime degli Iconoclasti.
p. 174
Come tutte le sette politiche, che si nascondono sotto il mantello della religione, e che aspirano ad imporsi, ad estendersi e a dominare, i Valdesi, per la insipiente protezione loro accordata dai principi Sabaudi, noi li troviamo, poco dopo il secolo in cui ci aggiriamo, siffattamente estesi nelle valli del Delfinato, a Torino, a Chieri, in Genova, a Firenze, a Venezia e persino in Puglia e in Calabria.
p. 175
Predicando ipocritamente che l’arca del Signore stava sulle cime dei loro monti, che la vera luce religiosa era tra loro; annunziando in mistico linguaggio di voler fare propaggini nella vigna del Signore, è ormai fuori di dubbio, che tenevano mano a scellerate imprese.
p. 175
Era tanto nota la loro perfidia anche fra i buoni Valdostani, ove avevano tentato di stabilirsi,tanto nota l’amicizia e la protezione, di cui li onorava il Duca Amedeo VIII, il nostro Eremita di Ripaglia, il così detto Salomone del suo secolo, che quando furono visti aggirarsi per le vie della città il giorno delle nozze, ci fu qualcuno che se ne impensierì profondamente, siccome indizio di sinistro presagio.