Stefano Sampol Gandolfo
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
p. 134
In un decreto pontificio di Papa Innocenzio III, del 1202, si trovano già enumerate come dipendenti dell’Abate di San Michele delle Chiusa sulla vetta del Pirchiriano, centoquaranta chiese. E non già tutte del Piemonte e della Savoia, ma alcune anche di Lombardia, di Francia e persino di Gerona nella Spagna.
pp. 135-136
Come i rivoluzionari amici della Casa di Savoia, saccheggiando in questi nostri tempi le reggie delle antiche signorie italiane, s’impossessarono anche dei loro archivi particolari e privati, e vi gettarono gli occhi e i segreti, le confidenze di famiglia e del cuore più rispettabili gettarono pascolo alla malnata curiosità plebeia; così un’altra rivoluzione, la napoleonica, sul principiare del presente secolo, avea operato nelle reggie dei principi di Savoia. Quando cioè, cacciati dal trono del loro Piemonte, e costretti a rifugiarsi poveri nella poverissima isola di Sardegna, dovettero anch’essi assaggiare le delizie, che oggi i loro amici rivoluzionari piemontesi fanno assaggiare agli esuli di Parma, di Modena, della Toscana e delle Due Sicilie.
p. 137
Quella cronaca ha un paio di fogli, intitolati: Il matrimonio di sangue misto. E noi […] lo trascriviamo fedelmente; permettendoci soltanto la libertà di tradurlo dal rozzo francese, che si scriveva a quei tempi dalle persone corte del Marchesato di Susa, in una discreta lingua italiana.
p. 138
Quella valle dei dominii dell’eccelso Duca Amedeo VIII di Savoia, che è coronata dalle più elevate cime della grande catena alpina, si chiama Valle d’Aosta. Essa desume questo nome da quello della bella città, che siede in riva e nel punto più centrale del suo maggio fiume, e che Augusta Praetoria appellata fin dai tempi di Terenzio Varrone, che ordinavane la costruzione, con tutta la solidità e magnificenza romana, 25 anni avanti l’era cristiana, oggi per corrompimento di lingua Aouste, o Aosta comunemente è chiamata.
pp. 138-139
Il sole che nasce deve rendere vivide le gigantesche cime diramate dal monte Rosa pria di abbassare i suoi raggi sulle torri della città; e il monte Bianco e il piccolo S. Bernardo tolgono di quattr’ore la vista del sole che tramonta agli abitanti della sua valle.
Quanto elevati sono i vertici dei nominati monti, altrettanto si estendono in latitudine le loro immense basi; sicché il fondo della valle è talmente angusto, che lo stesso maggior ripiano, su cui si erge Aosta, non oltrepassa un miglio di larghezza.
Rapidissima quindi è la discesa dei tanti fiumi, che precipitano dalle dirupate inclinatissime pendici, ricevendo perenne alimento dalle soprastanti ghiacciaie. Essi mettono tutti foce nella Dora, la quale traversa la intiera valle nella sua maggiore lunghezza.
Questo fiume, il più grosso di quanti entrano nel Po, ricevuto il tributo di altri molti, fra i quali del Bocciat, prende il nome speciale di Dora Baltea, per distinguerla dall’altra Dora, che chiamasi Riparia.