Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 262-263
Qua io mi sveglio. - I miei occhi furono vivamente colpiti da una luce che li abbagliava; vedo la porta che mi stava di fronte spalancata, e con mio stupore un gigantesco spettro che s'avanzava avvolto in funereo lenzuolo e con un cereo in mano. - Sulle prime dubitai, non fosse un'allucinazione; ma tosto mi convinsi della realtà; inallora tremai... Lo spettro incedeva a passo lento... avea gli occhi aperti e vitrei, la bocca semi aperta da cui esalava un monotono respiro, simile a quello del moribondo; egli mormorava parole che aveano un tal senso: << Ora fatale è questa... ora tremenda... il destino l'ha segnata nei suoi irrevocabili decreti! - Il mio onore vilipeso s'ha da riparare... [...] << Il delitto è consumato... le mie mani son tinte di sangue... Orrore! È una tinta che non si cancellerà più!.. - Gemette con ansia, e lentamente com'era comparso, disparve.
p. 264
La bella Dulcinea... quella cara fanciulla che m'amava tanto... che avea versato un fiume di lacrime nel separarci... che avea lasciato sospirosa e triste come una Didone... ebbene, colei s'era data in petto un novello amore!
p. 265
La morta non era Violetta sì bene Isabellina! - quel simpatico fiore non anco sbucciato... quella celeste creatura che io amava teneramente.