Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 155
La sera innanzi la fanciulla m'avea chiamato a se; eravamo soli nel giardino – avevamo colti di molti fiori e ne avevamo intrecciata una ghirlanda. - Era un reciproco ricordo, il quale doveva tirarsi a sorte a cui toccasse il serbarlo; la sorte mi favorì, ed io me ne resi padrone e lo tenni meco come lo tengo. - Quello era presagio che io avrei mantenuta la fede a che Violetta l'avrebbe infranta!
p. 156
Badate al varco, da cui senza dubbio dovrà saltare il cinghiale. In quel mentre si vedevano sgusciar volpi, lepri e scojattoli che si davano a rovinosa fuga; ed ecco l'abbaiar dei cani farsi più sordo [...] Era un canuto cignale!
pp. 157-158
Dopo le manovre io fui destinato alle Calabrie per cacciarvi il brigantaggio. In uno scontro ch'ebbe la mia squadra rimasi ferito; ma io aveva steso sul terreno uno dei Capi-banda; mi fu perciò conferito il grado di sotto-ufficiale e fui fregiato dalla medaglia al valore. Poco tempo appresso fui mandato a Milano ove trovai il mio amico cui bramava tanto vedere. Fu una gioia da parte d'entrambi, ci abbracciammo fraternevolmente e di lì si rannodò la nostra amicizia, che avea stentato in un carteggio vago, di niuna importanza. Giuliano era uscito pochi mesi prima dal Collegio ove avea conseguito il grado di sotto-tenente.
p. 157
Oltre al mio cignale s'erano finiti due daini di che se n'era fatta gran festa ai bravi tiratori, ai quali, com'è costume, s'erano donati il vello e la testa della fiera uccisa. Fra costoro fui annoverato io, e come tale mi si fecero i niente meritati onori!... Dopo, i Capi-caccia squartarono le fiere, e a ciascuno fu data la sua parte di spoglia opima!... quindi s'imbandì la refezione, si mangiò e si bevè e si fece tripudio grande.
p. 157
Sedutici appiè d'un leccio, egli ripigliò così la sua istoria.