Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 112-113
T'ho contemplato sull'alta notte, quando il tuo azzurro s'è fatto cupo e ti sei vagamente adorno di stelle scintillanti, che paiono occhi dilatati per la curiosità, e mi sentì librato attraverso le tue sfere; e vidi spettacoli inanerrabili, e udì musiche celesti incomprensibili!
p. 113
Così fatti pensieri rivolgeva nella mia mente estasiato dall'incantevole azzurrino del cielo, che io contemplavo dall'alto poggio di Burgos, ove giacciono i ruderi del Castello.
p. 113
Ove l'azzurro splende limpidissimo abbarbagliante?
p. 113
Sei pur bello, mio sardo cielo!... L'animo sdegnoso di Tullio ti chiamò un giorno ingiustamente maligno.... nè per volger di secoli, la tua fama oltraggiata, s'è potuta riparare presso l'opinione degli uomini... Coloro che mai ti videro e che solo nutrono per te l'apatia ed il dileggio, per tale ti reputano tuttavia, e ti corrispondono incessantemente collo snaturato abbandono.
pp. 114-115
E primo mi colpì agli occhi l'immenso vallone del Goceano, solcato dal sardo amazzone, il Tirso che scende gorgogliando, impinguendo le vicine campagne e porgendo abbondante pesca di trote d'anguille e finchè metta nel mare – e frastagliato dai suoi villaggetti, più o meno discosti l'uno dall'altro.