Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 106-107
Scannagatti e Cataplasma combattevano calorosamente sul metodo curativo di alcune malattie. Il primo naturalmente, era ostinatissimo propugnatore del salasso, chè reputava efficacissimo per ogni male – esimio discepolo del dottor Sanagrado! - il secondo al contrario sosteneva si dovesse bandire le cavate di sangue, e in quella vece si ricoresse a dei farmachi che a questi chiari non è penuria per ogni malanno.
p. 107
Paolo e Riccardo cavalcavano un po' avanti; io al fianco di Cirillo, il Precettore, che montava un ronzino, il quale sembrava basire dalla fame, e che certo lo snaturato del padrone sosteneva secondo le regole delle dodici tavole... Mi prese tanta pietà per la povera bestia, che ne dimandai conto al signor Maestro. << E' vostro sto cavaluzzo, gli chiesi. >> << Vi pare? mi rispose egli >> che un poveraccio di Maestro elementare ci possa aver il comodo di sostenere una bestia altra che la sua persona? L' è, sto ronzino del vice-parroco, di don Basilio: un cane d'avaro, che non ha l'uguale al mondo!
pp. 107-108
Se ne ha, ed io stesso sono un suo nipote, orbene vi posso giurare, che per quante scappellate abbia fatte nel suo giorno onomastico, nel capo d'anno ed in altre feste, mai ebbi la sorte di spillare da quell'ebreo un becco di un quattrino.
p. 108
Per quante fiate mi sia messo a matematicamente considerare quel mio scarso dividendo, ho pur troppo sempre dovuto conchiudere di dovermi fisicamente restringere alla spesa di lire una, centesimi trentasei e novantotto millesimi al giorno, che equivale al panem meun quotidianum.
p. 109
Eravamo arrivati alle falde del poggio sul culmine del quale s'ergeva il romantico Castello. Il colle era ertissimo, scosceso, ingombro di macchioni di rovo e di virgulti; il salirvi a cavallo era cosa difficile fino alla sua meta e poi affatto impossibile di lì in sù.