Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 65
Infatti la signora Francesca doveva esser stata una gran bella donna; ora la era quella buona mamma che vive dell'amore dei suoi figli; quella pia vedovetta rassegnata cristianamente al suo stato, e che passa la povera vita a sbrigare le domestiche faccende e a biascicare rosari.
pp. 67-68
Avea la tappezzeria color cilestro a fiorellini d'argento – il palchetto, pitturato dal simpatico pennello del Ternelio – bravo pittore, scultore e nostro compatriotta – e il pavimento, a vaghi quadrelli di Venezia. Veniva poi arredata con molta proprietà ed eleganza: aveva un letto di ferro a rabeschi, col cortinaggio di tullo bianco ricamato – un comodino, legno noce lustrato – un canterale, legno mogano con squisite intarsiature e con su una infinità di maioliche, porcellane e cristalli multiforme e bizzarri.
p. 67
Quella notte io l'aveva dormita tutta d'un sorso; all'indomani, quando mi risvegliaì il sole doveva esser ben alto, chè da alcune fessure sell'impannata trapelava una luce vivida e candidissima.
pp. 68-69
Ci si sta contenti d'avere per mobili certi arnesi grossolani fatti proprio coll'accetta, e che non si tengono neppur politi.
p. 68
Quindi, delle seggiole, color ciliegia; una poltrona damascata, un divano a elastico; e alle pareti, quattro suntuosi quadri a olio, rappresentanti paesaggi.