Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 63
Eccoci a basso dell'erta china – eccosi in una valle solcata da romoroso ruscello, che nelle invernali stagioni, e quando dal ciel cade l'acqua molta, straripa e impingua feracemente il suolo. E qui a distanze svariate, in luoghi più o meno elevati, mercè i raggi della luna vedevi le capannelle dei pastori, ove brillava un bel fuoco, a attigue alle capanne, le mandrie e gli ovili delle pecore e delle vacche, da cui veniva incessante il belato degli agnellini e dei vitelli, che chiamavano invano le lor madri, da loro separati fin dalla sera, acciò il sagace pastorello mugner possa copioso il latte all'indomani. Ma già il nostro viaggetto sempre più si accorcia; già le mia membra non molto abituate a così fatte gite si sentivano stanche dalla fatica, allorchè, volgendo d'un tratto a mancina della valle, mi fu concesso vedere poco lungi un aggregato di case col suo torreggiante campanile.
p. 64
Qui, primo a riceverci fu un gruppo d'uomini armati fino alla gola, con lunghi tabarri incapucciati e con tale fierezza nell'aspetto, che un forestiero nel giungere avrebbe presi per uomini di malaffare. Eran invece i Baracelli intenti a far la ronda pel villaggio. Questa instituzione che nella nostra Isola data da lungo, e che dalla maggior parte dei Comuni si vuol tuttavia sostenere, dovrebb'essere da una buona volta abolita. Si pensi all'aggravio che ne ridonda sugli amministrati, che per tutelare i loro interessi d'agricoltura, devono ogn'anno pagare alla Compagnia la dovuta renda, la quale suole stabilirsi in proporzione al seminerio che si fa, e al bestiame che si possiede; si pensi che è tutto carico del Governo la tutela dei pubblici e privati interessi d'ogni cittadino, il quale all'uopo, paga le sue imposte che son pur troppo forti.
p. 64
Era desso il villaggio del mio amico, Noi lo salutammo con un grido di giubilo, sferzando a un tempo gli ansanti cavalli, che in breve ci posero nelle sue porte.
p. 64
Fra quei pulviscoli cinerei e le dolci penombre della notte faceva un magnifico vedere.
pp. 65-66
Poco dopo vennemi a salutare una cara creaturina da non più d'un lustro. - Era un grazioso fiore primaverile – una testolina bionda bionda con un paio d'occhietti cerulei, vivaci, espressivi – colle guancette tremoli e odorifere come rose – col bocchino di scarlato, profumato del profumo dell'ambrosia.