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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

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Marcello Cossu

Marcello Cossu

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

p. 57
Si sa, proseguì Paolo >> sogliono chiamarlo: don Blas d'Aragona!. << Infatti il Castello di Burgos fu posseduto un tempo dagli Aragonesi; anzi furono gli ultimi ad abbandonarlo.

arte, contatti con altri paesi, italia ed europa, storia

p. 58
Giornata terza: - Una partita alla Caccia grossa. << Magnifica anche questa! - Comochè io confessi la mia modestissima abilità nel cacciare; pur mi sarà lieto vedere il Sardo alpigiano educato alle robuste abitudini della caccia, lavorare con quella disinvoltura e animosità sua propria. [...] Vedrò là il pacifico vignajuolo intento alla vendemia, e la gioconda villanella che s'inghirlanda il crine con dei pampini, e che canta festevolmente il canto dei suoi amori.

costumi, flora e fauna, lingua

p. 58
Giornata quinta; - Ognisanto. - Questa festa ne sarà giocoforza passarla al villaggio, seguì Riccardo >> però voglio, sperare, non ti riescirà a noia. Se fa bel tempo, in quel giorno si daranno i balli pubblici a cui concorreranno frotte di contadini e contadine azzimati dei loro abiti festivi per ballare allegramente, con quella incomparabile leggiadria. Sulla sera poi – la sera dei morti – ne sarà pietoso dovere far visita al camposanto, ove vedrai le nostre vedovelle vestite a corrotto, squallide, scarmigliate innalzare un gran lamento sulle sepolture dei loro defunti consorti.

costumi, religiosità

p. 59
Il sole era tramontato da un pezzo, rimaneva del giorno la luce del crepuscolo che si andava facendo sempre più fievole e smorta, rendendo la natura cupa, misteriosa e sublimemente melanconica.

geografia, lingua

p. 59
Noi avevamo traversata la pianura e comincievamo a mettere nel bosco. Questo era foltissimo e rigoglioso per secolari quercie, pei giganteschi alberi d'elci, faggi e roveri, e per le piante di corbezzolo e di ginepro. In alcuni luoghi riusciva inacessibile al passo umano, così era stipato di macchie di rovo, di sterpi e d'arbusti selvatichi. Le ombre della notte cupamente calando, lo rendevano ognora aspro e forte, come la selva selvaggia di Dante.

arte, flora e fauna, geografia, riferimenti letterari

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