Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 15
O, Francesco Hernandez, tu che fosti il primo a recare da Tobasco la deliziosa pianta io ti saluto, e meco ti salutiamo e venerino quanti mai di essa facciano consumo!
p. 15
Stava lì seduto, dispettoso e torto come un Capaneo, e non mi attentai rivolgergli verbo.
p. 15
Adunque per bugiare la mia noia, che incominciava ad assalirmi orribilmente, tolsi dal mio elegante portasigari un gustoso cavourrino - e inallora erano gustosi - gli diedi fuoco, e mi misi a fumare.
p. 15
Di pari tempo tolsi dal carniero l'immortale poema del Canton di Goffredo, la Gerusalemme liberata.
pp. 16-17
Tu vi noti un'onda che placida scorre sull'erbetta, ragionando d'amore, e un zeffiro che giocondo piove nembi di fiori e reca sull'ali aurate i sospiri d'un anima amante. Ci vedi vasti campi fioriti, e molti seggi profumati, ove scherzano vaghissime ninfe ed amori, e v'intrecciano danze e carole; e queruli rivi e trasparenti, e argentei laghi tranquilli, ove saltellano cigni e sirene, e v'innalzano flebili canti armoniosi. Onde il tuo animo resta inebriato per sublime dolcezza, e i tuoi sensi illusi, gustano la soavità delle gioie, dei piaceri, e le lusinghe tutte della voluttà. Ed ora vi rimiri il cielo scintillante di vivide stelle, che paiono amoreggiare coll'argentata luna, ora rosseggiante di porpora e d'astro per l'apparire d'Aurora – or splendido, abbarbagliante al folgorar di Febo. Ed ora ve lo rimiri fosco e minaccioso, solcato da quando a quando, da sanguigni lampi; e v'ascolti il terribile tuono che freme, il turbine impetuoso che conquassa, l'uragano che imperversa. Il mare vi guardi come immensurabile cristallo in cui si specchi il firmamento, o come cerule piano trascorrente, ove tritoni e neridi gareggiano nel corso.