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Marcello Cossu

Marcello Cossu

Lanusei, Tipografia Sociale, 1885

Ritedda di Baricau

Marcello Cossu

pp. 81-84
A proposito della voragine di Arquerì, il volgo crede che in fondo di essa abiti un demonio per nome Olla, il quale sia depositario, anzi padrone di favolosi tesori in moneta battuta. Or sono molti anni ( mi racconta un mio stimato amico ) si organizzò in Lanusei una società di sognatori di tesori, allo scopo di conseguire il possesso del tesoro di Arquerì. Si era trovato il prete, che per mezzo di certi suoi esorcisti, facesse evocare il maligno spirito... ma il forte stava di avere un individuo disposto a far con lui patto esplicito, mediante una scrittura di sangae; condizione senza la quale, il diavolo sig. Olla, non avrebbe reso il becco di un quattrino. Dopo molte ricerche, si offrì ai soci un Toscano, vero tipo da Ercole, con certe spallacce quadre, che avrebbero atterrato un muro, provvisto d'un pugno capace di stordire un bue e piantato su due salde gambe. Era l'uomo che si domandava, Però sulle prime, anche costui era peritoso per la famosa scrittura... Se noo che, lusingato dalle larghe promesse dei soci che egli diverebbe ricco per la miseria di poche goccie di sangue, fini per accettare la partita, dìsposto di lasciarsi cavare anche un litro di sangue, purchè venissegli mantenuta la promessa. Pertanto, trasferitisi i soci in Arqueri, discesi nella voragine, ivi giunti, il prete diede principio agli esorcismi, mentre gli altri gridavano a riprese: Olla! Olla! Ma il signor Olla non se la dava per intesa, e faceva orecchi da mercante... Nullameno il prete continuava ad esorcizzare e coloro a gridar sempre più forte. Solo il Toscano impazientivasi... Alla fine, non vedendo questi comparire il diavolo, anzi riputandosi preso per finocchio, dato di piglio ad un nodoso randello, inconminciò a menare sui compagni, non escluso il prete, una tempesta di botte di sauta ragione! Tutti allora malinconici, iuggirono a gambe levate, e così terminò quella malagurata impresa. Di loro avvenne come si suol dire dei pifferi di campagna, i quali erano andati a suonare e rimasero suonati!

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p. 82
Bernardo non insistè più oltre; ordinò ai servi che gli bardassero il cavallo, vi montò e accennò al figlio di seguirlo.

flora e fauna

p. 83
Non si voltò neppure una volta indietro per dare un addio a quei cari colli, palestra dei suoi trastulli.

lingua

pp. 84-85
Pertanto Bernardo e Vissenteddu avevano percorso tutta la larga e profonda vallata di Gairo, fiancheggiata a destra ed a sinistra da monti, che formano una costa verticale lunga più miglia. Al basso di questa spaventevole costa sono fabbricati differenti villaggi, prima quello di Osini e di Ulassai, poi quello di Gairo, e più lontano, quello d'Ierzu. Quando uno passa nei primi due di questi villaggi (dice La - Marmora) rimane spaventato dall'azzardo con cui i primi abitatori si piantarono a piedi di massi tagliati a picco che dominano questi luoghi, dove si trovano sparsi immensi massi di roccie già distaccate da tempo dalla rocca calcarea, attorno dei quali le persone hanno fabbricato le loro case, senza inquietarsi che dei nuovi massi simili a quelli cui hanno appoggiato le case, possano distaccarsi e vengano un dì a schiacciarli. In questa parte, gli abitanti di questi villaggi si rassomigliano a quelli delle falde del Vesuvio, senza prendersi troppo pensiero di questa specie di spada di Damocle continuamente sospesa sopra le loro teste. Tra questi due villaggi vicini, ma più in vicinanza a quello di Osini, si trova un passaggio conosciuto sotto il nome di Scala o Gola di San Giorgio, per il quale si ha la comunicazione più diretta con quei più lontani villaggi di Ussassai, di Seui e di Esterzili.

geografia, italia ed europa, modi di dire, riferimenti letterari

pp. 86-87
Arrivarono a Taccu-Isara che era già notte. Questo era uno dei punti pittoreschi dell'Isola per la grandiosa foresta delle elci e per l'abbondanza eccessiva dei ruscelli, che scaturivano dai fianchi della roccia, nella quale questa gola è aperta naturalmente. La scure inesorabile dello speculatore ha distrutto questa vergine foresta, che poteva aver riscontro con quelle del Canadà, e ormai, la gola di Taccu-Isara non è che una landa abbandonata, che ispira tristezza.

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