Marcello Cossu
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
pp. 79-80
Appena Vissenteddu usci dall'infanzia, Bernardo curò che il suo figliuolo frequentasse la scuola del paese. Egli voleva fare di suo figlio un uomo da studi – disposizione rara e insieme lodevole nei genitori di quel tempo – e per cui non avrebbe risparmiato molestie né danaro. Ma sventuratamente, Vissenteddu non rispondeva alle brame del padre, il quale avrebbe desiderato che suo figlio fin da bambino andasse sollecito alla scuola, v'imparasse le lezioni del maestro e divenisse lo specchio dei suoi piccoli compagni. Visseanteddu, al contrario, marinava spesso la scuola.
p. 80
Di natura svegliata e irrequieta, Vissenteddu preferiva correr pei campi per darla caccia alle farfalle, salire sui colli, sugli alberi a snidare gli uccelli, saltellare, ruzzolare sul prato come un torello, far la sassaiuola coi compagni, e abboriva i libri, la scuola e il maestro.
p. 80
Vissenteddu, vedo bene, con mio sommo dolore, che con te è un prender rannò e sapone, proprio come se si volesse lavar la testa all'asino.
p. 81
Scegli dunque e apparecchiati, o ad andare a Cagliari per incominciar i tuoi studi, o ad andar fra le foreste di Ballau, o tra i massi dirupati di Arquerì, dove convengono i diavoli a fra tregende.
p. 81
E allora, via di casa; via dalle domestiche pareti.... là fra i boschi, tra le fiere, sotto una rustica capanna, esposto alle intemperie delle stagioni, nudrito di pane di ghiande, e di miele selvatico, a fare il mandriano.