Marcello Cossu
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
pp. 18-19
Antichissimo costume è il festeggiare il Maggio, specialmente nelle regioni meridionali d'Italia, e più che altrove, nella nostra Sardegna, severa nel custodire le tradizioni degli avi. Questo popolo immaginoso e robusto, allora scioglie i suoi canti, intreccia le sue danze al suono della zampogna, cui sembra la bellezza del cielo e lo splendore del sole, diffondendo nelle anime l'amore ed il sentimento di fratellanza, tolgano gl'inveterati odii. Pur questo popolo, che Ia bastarda civiltà cittadina non domò ancora alle sue bizzarre abitudini; questo popolo, che non apprese a fingere volto o linguaggio, a spoetizzarsi, ad annoiarsi sotto le meschine fogge del civil vestire; questo popolo adusto dai soli, parco, severo, intrepido e religioso, serba ancora quella impronta di libertà che madre natura gli stampò in viso.
p. 18
Son ramoscelli teneri Quei che ti dono; e i fiori Son tutti freschi e infonderti Posson novelli umori; Poichè dentro i lor calici Hanno una vita arcana, Per cui la mota umana Sente pur essa amor!
GIAN RAFFAELLINI.
p. 20
Il dilettoso esercizio del ballo torna di mezzo agli sguardi procaci, ai teneri sorrisi ed a qualche stretta di mano, che sono, per così dire, il prodromo della passione d'amore; non è adunque a meravigliarsi, se nelle ricorrenze delle feste, compatte schiere di giovani intrecciano le danze, fosse pure allo accordo di quattro voci disaggradevoli, o al suono d'un organetto, e più spesso a quello delle pastorali launeddas. Il fatto è, in quella sera, la balda gioventù aveva la frenesia addosso, destata da un vecchiotto mastrucato, il quale, tenendo in bocca certi arnesi di canna, soffiandovi forte e senza lena, ne faceva uscire un armonia, che un poeta inedito rassomiglio a Pecchie, quando ronzano nel bugno.
p. 20
Colà intervengono le forosette azzimate a festa, cui fanno lodevole gara i giovani.
p. 20
Colà due pupille nere, che inviano faville, s'incontrano la prima volta.