Marcello Cossu
La bella di Osilo
Marcello Cossu
p. 155
Egli aveva scorso i polverosi turbini di Sahara che si erano rovesciate sul suo capo, e richiamava alla mente i felici giorni giovanili. - Vedeva la palma del suo orto, il cipro ed il nardo, il gruogo, il cinamomo e l'incenso, i ruscelletti e i pozzi d'acqua viva.... e sospirava, perchè aveva perduto ogni cosa. Vedeva l'Urì dei suoi primi sogni d'amore, e le parlava come l'avesse innanzi.
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Io ti assomigliava alla rosa di Seron, perchè eri bianca e vermiglia.
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Ella si riscuote, o meglio, ella rinviene da morte a vita; anzi per un momento credesi nel baratro della tomba. - Come le sembrava fosco quel luogo! Tetro! Orrido! - Ella tenta riaprire la paurosa pupilla, ma non osa, angosciata più che mai... Vede intorno a sé il regno dei bui fantasticamente coperti a lutto. Sono i regni della morte, pensa ella. - Tosto l'assalì un brivido e prova un gran ribrezzo. Avrebbe chiamato aiuto, ma non lo fa per paura che a lei rispondano gli spettri che la circondano.
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Le tue chiome erano crespe e brune come le ali del corvo e le tue tempie erano simili ad un pezzo di melograno... I tuoi occhi sembravano colombi presso ruscelli d'acqua, ed erano come lavati in latte e posti come dentro il castone di un anello.... Le tue labbra somigliavano un filo tinto d'iscarlato e stillavano mirra schietta.... Tu eri sì bella, colomba mia, eri sì bella ed eri amore.
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Però il Mago disse alla madre mia quando mi ha partorito, che io sarei perseguitato da Arimane, e il Mago non si poteva ingannare. Io t'odio, Arimane, io t'odio più della mia vita stessa.