Marcello Cossu
La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Fatto sta Ciro era stato perentoriamente richiamato alla Corte d'Arborea, presso il Giudice cui era agli stipendi, ed il valoroso giovine, vero figlio del dovere, si era tosto rassegnato alla partenza.
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Ma certo è che Stella era bella divinamente, e in quell'abbigliamento aveva tutte le viste d'una giovane Odalisca.
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Così favellava Stella, alla sera di quel giorno, rivolta al suo fidanzato, e mentre incedevano a lento passo fra le aiuole del domestico verziere.
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Zelì si avvicinò alla sua padroncina e le accomodò una bianca robicciola, indi le prosciolse il copioso volume dei capelli. La piena sicurezza di esser solo veduta da una donna, o meglio da chi non può farla arrossire, permette a Stella di abbandonarsi ad una trascuranza leziosa – tutta voluttà, tutta vaghezza ineffabile. La lunga capigliatura la cuopre in ricci d'oro il collo e le spalle, che sono di un'abbagliante bianchezza.
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Era un lungo abito turchino, semplice quanto mai, ma elegantissimo.