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autori

Marcello Cossu

Marcello Cossu

La bella di Osilo

Marcello Cossu

p. 45
Le armi più brunite rilucevano dall'aitante sua statura: un elmetto bronzato su cui svolazzava il pomposo cimiero difendeva la sua fronte - un giacco di temprato acciaio, rilucente per brunitura e finitezza di lavoro, copriva il suo largo petto - e gli scendeva al fianco una spada forbita e lucente, appesa ad un balteo cilestro, trapunto di fiordalisi da mano gentile e maestra.

colori, lingua

p. 45
A fianco di questo veniva pomposamente galoppando altro leardo palafreno guidato dalle mani di una fanciulla che si stava assisa in assai gentil maniera.

flora e fauna, lingua

p. 45
Un cavaliere colla celata sul viso la seguiva da lontano.

costumi, lingua

p. 45
Ella aveva gli occhi azzurri del colore del cielo a cui spesso volgeva per una irresistibile tendenza - i capelli biondi e lucidi come oro fuso, il viso bianchissimo d'una trasparente bianchezza, avvivato dal roseo delle sue guance, dall'ostro delle sue labbra, e illuminato da un'arcana luce che dava alla vergine l'espressione d'un angelo.

colori

p. 46
Le campane di Salvenero pertanto aveano ripresa lena. Ora si segnavano i rintocchi delle cerimonie. Entro chiesa, sull'altare maggior e, si stava apparecchiando un sontuoso faldistorio a frange d'oro, tempestato a borchie - ed un altro fuori dalla sagra presso alla Porta Santa, la quale era una porticina praticata nella parete della stessa sagra - in quest'ultimo sarebbesi seduto l'Abbate prima di eseguirsi la solenne apertura. La chiesa era addobbata da larghi drapelloni rabescati – gli ori e gli argenti vi erano a profusione – i ceri, innumerabili. - Un raggio di sole penetrando nella rotonda invetriata, illuminava fantasticamente la maggior parte della navata. Quivi, in mezzo ad aurei candelabri disposti in bell'ordine, e ad una moltitudine di popolo infervorato nella preghiera, s'ergeva il simulacro del glorioso Santo. All'ora stabilita si celebrò la messa con tutta pompa, fra un concento di coristi e di monaci - indi si fece la solita processione in giro al sobborgo col simulacro del Santo: mancava solo l'apertura della Porta Santa. Finalmente l'Abbate del monistero, rivestito di abili sacerdotali, si dispone d'intraprendere l'ambita cerimonia. Egli compare sulla soglia della sagra: venerando è il suo aspetto, maestoso il suo sguardo; la sua fronte è rugata per la tarda etò - i suoi bianchi capelli sono cinti da una mitra di fino zendado a diamanti. Egli si appoggia con gravità pastorale al baccolo d'argento; lo segue un corteggio di monaci e di maggiori, portanti croci e bandiere a vari colori - e contegnosi e pronti ai suoi ordini. L' Abbate volge i passi alla Porta Santa -  tutto il popolo gli tien dietro con indescrivibile ansietà. - Egli vi giunge e si siede sul faldistorio. Tre dei più rispettabili anziani si presentano allora a lui, e uno di essi gli porge un martello; egli lo riceve con austero cipiglio e si avvicina alla misteriosa porta vi batte tre colpi misurati, ed ecco il sospirato varco aprirsi -  la porta cigolando sui cardini si spalanca e un onda di popolo vi prorompe intuonando l'inno di ringraziamento a Dio. La solenne cerimonia era qui finita. Quella porta si lasciava aperta per lo spazio di un mese – quando si racchiudeva – vi era concessione d'Indulgenza Plenaria per tutti coloro che l'avevano varcata.

arte, colori, costumi, lingua, religiosità

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