Marcello Cossu
La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Era un continuo accorrere di uomini e di donne, di vecchi e di fanciulli, di signori e di plebei, di contadini e di artigiani; a piedi, a cavallo.
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Lo sposo, soddisfatti i suoi voti, teneva giulivo alle groppe del mansueto palafreno la fida compagna: ella si vedeva contenta del suo signore, però ansiosa che ormai Iddio le concesse un pegno del suo inalterabile affetto. Sparsi qua e là venivano dietro moltitudini di fanciulli bianchi e vispi come cerbiati - più lontano, vegliardi incalliti e ricurvi sui loro vincastri – e ancor più giù una massa bruna di vecchierelle vestite a gramaglia.
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Già si udiva il confuso scalpito dei cavalli mossi a gran carriera, alcun che di aspro e di formidabile che si avvicinava visibilmente alla comune meta, con manifesto terrore di tutti gli spettatori.
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Egli veniva con un corteo di cavalieri corazzati, i quali stavangli in giro rispettosi, obbedienti e pronti a eseguire a un suo cenno qualunque comando per tristo che fosse – Egli spiccava sovra ogni altro per lo splendore delle sue armi, pel ricco cimiero e per la pomposa gualdrappa a liste d'argento con lo stemma in oro della sua famiglia, che bordava magnificamente il suo destriero.
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Alla sua comparsa, si confondeva ogni pudica fanciulla - fuggiva allibita e si raccoglieva simile a tortorella insidiata dallo sparviero.... A lui, l'infelice vassallo, se mai nel giardino d'amore avesse colto una primaticcia rosa, sollecito la presenta, acciò egli per primo per primo ne assorba tutto il verginal profumo!