Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
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Una miriade di pipistrelli fu la primaa salutarlo volandogli intorno e accarezzandogli il viso colle fredd'ali.
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Le fitte rughe, del volto e i bianchi capelli, la dichiarano più che no inoltrata negli anni – il cavo profondo degli occhi e delle guancie – il pallore mortale fanno fede delle crudeli angustie patite dalla misera. Eppure in lei passò un tempo felice, ma lontano - assai lontano! - Nata da sardi dinasti, ella figurò al mondo – e fu persino acclamata regina! - Però ahi sventura per lei! Somma sventura.... Così superbo titolo non le doveva fruttare che sciagure e miserie… Essa fu spogliata dall'ingrato consorte d'ogni suo dritto di sovranità e chiusa per anni ed anni nel Castello del Goceano – e poi di qua tolta e sagrificata alle sordide brame di Michele Zanche per finalmente quì, nell'orribile carcere in cui vediamo, morire nell'abbandono e nella disperazione! Ella era l'infelice Adelasia di Torres.
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E vide che né il tozzo di pan nero.
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A colmo di sventura gli parve lo assalisse una caterva di spettri neri neri e delle atletiche forme – dalle corna, dagli occhi e dalle bocche infuocate – con in mani lunghi tridenti e roncigli, coi quali lo ghermissero e d'un volo lo trasportassero in luogo ove non e che luca. - Ivi è approntata una immensa vasca di pece bollente, ove lo Zanche scorge o gli sembrò scorgere a galla uomini, fra cui il suo amico Frate Gomiìta di Gallura. I demoni accoccano a questi, dei roncigli – lo sollevano in tutta la persona ed il misero frate allora dice all'amico: << Qui ti attendo, o fratello. >> E tutto finir lì la terribile scena – lo Giudice trovarsi sulla soglia della porta da lui tanto sospirata – salirne frettoloso la scaletta mentre chiama ansiosamente : - Bianca, Bianca!
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Fugge s'interna nella foresta vicina, ove l'ombra della notte non permette di tenergli dietro.