Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 159
Alle parole del Soldano le pallide rose del pudore mi si imporporarono.
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A questo punto della storia di Zulemaide, Elodia si era fatta tutto in un momento bianca come pannolino lavato, con gli occhi stravolti guardava tremante verso una siepe del giardino e dopo prese a gridare: - Zulemaide, Zulemaide, siamo perdute... Vergine santa aiutateci. Vedi là quei quattro sgherri!... fuggiamo - fuggiamo - soccorso!!! In quell'istante quattro uomini chiusi in nere armadure colle celate su viso piombarono precipitosi sulle ingenue verginelle.
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La bionda sola sia la nostra!
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Nel mezzo vi era una lunga panca massicia con due aurei doppieri accesi - alcuni seggioloni a braccioli intorno a un gran camino nella cui cappa campeggiava l'arma della famiglia – un leone gradiente.
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Lo sconosciuto cavaliere s'intratteneva riscontrando un affresco che era dipinto delle quattro pareti della sala. – Esso veniva a rappresentare la memoranda battaglia di Meloria. - Quel dipinto era opera di Cimabue rinomato non tanto pe' suoi lavori, quanto per esser stato Maestro al famoso Giotto. - Forse questi, cinque anni dopo la data del nostro racconto, fu incaricato a ritrarre nella medesima sala quell'altra memoranda battaglia che i Genovesi vinsero sopra i Veneziani – Curzola.