Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 128
Se potessimo indurlo e salvar capra e cavoli.
p. 130
La città di Ardara era immersa nel sonno e tranne i passi misurati delle ascolte e l'argentino cuccurrire del gallo, non vi si udiva alcunche d'altro. Sul battuto d'una torre del Castello se ne stava a quell'ora un uomo fermo, immobile. Con ambo i gomiti infissi fra i merli si reggeva tutto il capo nelle palme e intensamente pensava.
p. 132
Orsù, Falco levati – soggiungeva poi volgendosi verso un angolo della torre in cui stava sdraiato un armigero, che fin lì probabilmente era stato a dormire.
p. 133
Questo a sua volta comparve; era tristo nell'anima come il bruno del suo viso, e nel varcare la soglia della camera gli uscirono di bocca queste parole: - Mostro, possa esser questa, l'ultima tua scelleratezza!
p. 134
Ora va conduci la fanciulla alla camera gialla, e dille che stia tranquilla che quì non le si farà alcun male.