Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
pp. 107-108
Quando fu fatto grandicello, Niccolò venne inviato a Genova per studiarvi le lettere e per ornarsi di quelle virtù, che non dovevano, a que' tempi, andar disgiunte da ogni ben nato giovinetto. Ivi il fanciullo crebbe fra la moltitudine d'arditi e valorosi giovani e fra quel moto bellicoso della superba Repubblica – bramosa mai sempre d'allargare i suoi dominii e di coprirsi di gloria. Onde fu dato modo al giovinetto di formarsi un cuore generoso ed un animo forte e grande. Infatti egli fu riputato degno di esser ammesso alla Scuola nautica cotanto rinomata e in cui per singolar suo merito, ottenne il grado di Sottomastro di nave. Tant'è, Genova ammirando in lui un ardito nocchiero e voloroso capitano, lo addottò più volte sull'Oriente in quelle frequenti guerriglie, che si facevano le rivali Reppubbliche. […] I concittadini lo ammisero subito nel Consiglio Generale della Comune e lo nominarono Capitano delle Milizie. A lui furono affidate le cure più gravi, in lui la patria confidava ogni suo brillante avvenire.
p. 109
Però è verità inconcussa per loro quel motto: chi dura vince, ed è – confrontato da questa speranza – che colui prosegue nella disastrosa impresa!
p. 109
I due giovani amanti si scambiarono gli anelli e, con soddisfazione di tutti, furono subito fidanzati. E tuttavia lo erano all'epoca del nostro racconto – noto essendo quel sardo costume di tirar molto alle lunghe nella celebrazione delle nozze.
pp. 109-110
Il suo svegliarsi fu simile a quello dell'infelice che ha sognato sogni color di rosa e che or vede tutta la sua sventura.
p. 112
Quei cani sguinzagliati – faceva egli – sono sassaresi, perocchè essi s'acchetarono all'intimazione di Niccolò Calderari capitano delle loro milizie.