Marcello Cossu
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 102
Quelle nubi di porpora così belle e graziose che s'elevano dal ponente e che poi diventano violace, fosche e d'un assai brutto colore – erano per lei il paragone delle gioie di questa terra... Che cosa è infatti l'umana vita se non un indeterminato spettacolo d'afflizioni e disinganni?... Ove andarono quelle dorate speranze della nostra giovinezza?
p. 103
Non appena ebbi notizia di questo tuo viaggio, una tetragine mai provata s'impadronì di tutto il mio spirito... ormai non vedo ognidove che squallidezza e desolazione.... tutto mi parla d'una imminente sciagura.... e una voce arcana par che mi dica che noi non ci rivedremo più.... mai più!
p. 104
Inallora vennemi a lambire colle sue acque, come un mansueto leone; mi fece vedere tutte le sue attrattive – l'incantevole azzurrino - [...] - Che son costoro se non un branco disordinato di famelici lupi?
p. 105
Ma e la patria? Affettuosa Elodia, la patria vuol essere anche'essa amata e servita! Ella ha su di noi diritti sagrosanti, a cui, il disobbedire non è che d'ingrato cittadino, d'uomo degno dell'abbominio di tutti.
p. 106
Dormi, o fanciulla, su quell'origliere di tante care speranza.... calma il tuo spirito affannoso e liba quel calice di rose ora che gli angioli te lo apprestano... però, ahime! Tutto sarà un sogno! Le felicità della terra non sono che un dolce sospiro... tu non ne provasti ancora le angoscie e pur troppo per te fatal destino ha scritto lassù: << Sarai infelice! >>.