Romolo Riccardo Lecis
Roma, Maglione e Strini, 1923
La razza. Frammento di recentissima storia
Romolo Riccardo Lecis
p. 25
Affè che tornavo selvaggiamente aspro come la terra che m’ha dato i natali… Ed essendo tanto preso dal mal d’amore che un moto di frenesia impaziente a quando a quando lo scoteva come la sferzata scuote ogni buon cavallo generoso, dava per quella stanza dei passi concitati coi nervi fuor di sesto quasi lo pungessero nelle carni aculei invisibili. E ne aveva ragione, il nomade uomo sardo, alla prova del fuoco che non aveva, no, mai tentato veramente se non quella volta sola!
p. 28
Il garrito di una rondine passò fendendo l’aere con la vibrazione di un dardo che scocchi.
pp. 28-29
Si combattevano sulla fronte italiana veramente irta di petti generosi e cosparsa di sangue fumante quelle battaglie decisive tremende che per fortuna nostra dovevano sollevare di mille cubiti l’onore delle armi italiane. Si moriva d’ansia e d’aspettazione. L’Italia dei vivi diventava tutta tutta tutta un’Italia eroica fremebonda d’amore.
p. 29
Un orgoglio ferito non poteva che riempirlo d’amaro. La grandezza d’Italia minacciata e oltraggiata… E suo padre era alla fronte nel luogo ove gli sforzi convergevano! La vita del paese e la vita di suo padre erano in balìa della sorte cieca.
p. 30
La patria e la famiglia ebbero in quell’ora per Marco Ersini la voce più profonda. Dal suo animo tumultuante partirono un augurio, un voto ed un saluto.