Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
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In quel momento pareva ad Anania che, come toccava l'anellino di Margherita, avrebbe potuto, stendendo il braccio, sfiorare la luna o stringere nel pugno il canto dei grilli...
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Le strinse il polso, premé un dito sulla perla di uno dei suoi anelli, le guardò le unghie, distinguendone le macchiette bianche: sì, tutto era vero, visibile, tangibile.
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Anania credeva di vedere i folletti suonatori e nello stesso tempo scorgeva distintamente la camicetta rosea, la catenella e gli anellini di Margherita.
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Le galline dormivano già, ed anche il porchetto dormiva.
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Per l'occasione ella ha indossato le sue vesti più belle; la tunica orlata da tre nastrini, - verde-bianco-verde - il corsetto di broccato verdolino, la cintura d'argento, il grembiule ricamato, la benda tinta con lo zafferano. E non ha dimenticato gli anelli, no; i grandi anelli preistorici, ornati di cammei, di pietre gialle e verdi, di cornìole incise. Così, grave e adorna, simile ad una vecchia madonna, ella si avanza lentamente, salutando con solenne compostezza le persone che incontra. Cade la sera; l'ora sacra a queste gravi missioni d'amore.