Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 400
Una siepe di fichi d'India recingeva come una muraglia pesante il cortile di zia Kallina: anche lei filava, piccola, con le scarpette ricamate, senza calze, col visetto bianco e gli occhi dorati di uccello da preda lucidi all'ombra del fazzoletto ripiegato sul capo.
p. 400
Galline sonnolente che si beccavano sotto le ali, gattini allegri che correvano appresso ad alcuni porcellini rosei, colombi bianchi e azzurrognoli, un asino legato a un piuolo e le rondini per aria davano al recinto l'aspetto dell'arca di Noè: la casetta sorgeva sullo sfondo della vecchia casa riattata del Milese, alta, quest'ultima, col tetto nuovo, ma qua e là scrostata e come graffiata dal tempo indispettito contro chi voleva togliergli la sua preda.
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Efix sobbalzò e le afferrò il polso, mentre i porcellini scappavano seguiti dai gattini e a tanto subbuglio le galline starnazzavano.
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- Ebbene, Kallì, - aggiunse a bassa voce, curvando la testa come parlasse ai porcellini che gli fiutavano con insistenza i piedi. - Kallì, dammi un altro scudo! Così fan otto, e a luglio, come è vero il sole, ti restituirò fino all'ultimo centesimo...
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La botteguccia era piccola ma piena zeppa come un uovo: sulle scansie rosseggiavano le pezze dello scarlatto e accanto brillava il verde delle bottiglie di menta; i sacchi di farina sporgevano le loro pance bianche contro le gobbe nere delle botti d'aringhe, e nella piccola vetrina le donne nude delle cartoline illustrate sorridevano ai vasi di confetti stantii ed ai rotoli di nastri scoloriti.