Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 399
Ecco infatti Grixenda che torna su dal fiume con un cestino di panni sul capo, alta, le sottane sollevate sulle gambe lucide e dritte di cerbiatta. E di cerbiatta aveva anche gli occhi lunghi, umidi nel viso pallido di medaglia antica: un nastro rosso le attraversava il petto, da un lembo all'altro del corsettino aperto sulla camicia, sostenendole il seno acerbo.
p. 399
Ecco, laggiù, seduto sulla panchina di pietra addossata alla casa grigia del Milese un grosso uomo vestito di velluto la cui tinta marrone fa spiccare meglio il colore del viso rosso e della barba nera.
p. 399
Come lui sporge il petto, coi pollici nei taschini del corpetto, le altre dita rosse intrecciate alla catena d'oro dell'orologio.
p. 400
Una siepe di fichi d'India recingeva come una muraglia pesante il cortile di zia Kallina: anche lei filava, piccola, con le scarpette ricamate, senza calze, col visetto bianco e gli occhi dorati di uccello da preda lucidi all'ombra del fazzoletto ripiegato sul capo.
p. 400
- Kallì, saetta che ti sfiori, se non ci fossero gli uomini come me, tu invece di praticar l'usura
andresti a pescar sanguisughe...
- Meglio pescar sanguisughe che farsi succhiare il sangue come te, malaugurato!