Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 95
Ma invece andò da Bustianeddu, poi nell'orto per congedarsi da zio Pera ed anche dai fichi d'India, dai cardi, dal panorama, dall'orizzonte... Trovò il vecchio sdraiato sull'erba col randello posato anch'esso sull'erba con attitudine di riposo.
p. 96
E si staccò dalla finestra, ma sfiorando la scrivania già illuminata dalla luna, scorse fra le carte buttate su alla rinfusa una busta rosea a righe verdi.
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Egli sentì la mano calda e molle del padrino stringere la sua, e vide gli occhi azzurri e la catena d'oro scintillare, ma non ricordò mai precisamente i buoni consigli e le barzellette che il padre di Margherita quella sera gli prodigò.
p. 98
A Cagliari Anania frequentò il Liceo e per due anni l'Università: studiava leggi. Quegli anni furono come un intermezzo, nella sua vita; un intermezzo pieno di dolcezza e di armonia.
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Eppure!... passando sotto un nuraghe nero su un'alta roccia, simile ad un nido d'uccelli giganteschi, Anania desiderò di trovarsi lassù con Margherita, soli tra le rovine e i ricordi che spiravano col selvaggio odor del lentischio; soli, suggestionati da ombre e da fantasmi di età epiche.