Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 69
Sul tavolino e nella scansìa stavano pochi libri e molti quaderni; tutti i quaderni scritti da Anania; parecchie scatole legate misteriosamente, calendari e pacchetti di giornali sardi.
p. 70
La notte, mentre in cucina il mugnaio, coricato su una stuoia, si faceva raccontare da Zuanne la scoperta delle rovine di Sorrabile, l'antica città dissotterrata nei dintorni di Fonni, e domandava se vi si potevano trovare ancora tesori, Anania guardava dalla sua finestruola il lento sorgere della luna fra i denti neri dell'Orthobene.
p. 70
Finalmente era solo! La notte regnava, piena di fremiti e di dolcezza, e già il cuculo riempiva di gridi palpitanti la solitudine della valle.
p. 70
- Andiamo, - disse quasi con dispetto. E trasse il pastorello per le vie di Nuoro, scansando i compagni di scuola, pauroso che lo fermassero e gli chiedessero chi era il paesano che gli camminava goffamente accanto.
p. 71
S'immaginò di trovarsi ancora a Fonni; non aveva studiato, non aveva mai sentito la vergogna della sua condizione sociale; lavorava, faceva il mandriano, era anche lui un po' semplice come Zuanne.