Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 39
L'ubriaco si avanzò, sorridendo fra le lagrime con un sorriso ebete.
- No, - disse Franziscu Carchide, il giovane calzolaio, nonché ricamatore di cinture, bel giovine galante, dal viso roseo, - se tu non balli non bevi.
p. 39
La gente ricominciò a ridere, e l'infelice si guardò attorno e barcollò; poi si mise a piangere accorgendosi che lo deridevano.
p. 39
L'ubriaco ballava ancora, barcollante, cascante, tendendo le mani verso il bicchiere; e la gente rideva.
p. 40
Vedendo Efes in quello stato, fatto ludibrio della gente, ella ebbe un lampo negli occhi; si avanzò, prese l'infelice per un braccio e nonostante le comiche proteste del ricco contadino, lo costrinse a sedersi su un sacco di olive.
p. 40
Se tu ti fossi guardato dal vizio, ora tutti avrebbero cercato di raccoglierti come si raccoglie un confetto. Invece tu ora sei schernito dai più miserabili pezzenti; e tutti ridono di te come dell'orso che balla per le strade...