Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 33
Noi abitiamo qui vicino, e abbiamo un podere per il quale paghiamo trenta lire di imposta: ma l'altra volta venne il commissario e sequestrò l'orzo.
p. 33
- È questo... è questo... l'uccellino?... - chiese balbettando l'orribile donna: e guardò con tenerezza il piccolo abbandonato.
p. 33
Cosa c'è qui, dentro il tegame, che fa cra-cra-cra? Ti pare che prenda fumo? - sollevò il coperchio e guardò. - Diavolo, ci son patate. Credevo fosse altro. Ora assaggio.
p. 34
Domani... Domani... Ma quanti anni erano trascorsi dopo la partenza da Fonni? Che pensava Zuanne non vedendo ritornare l'amico? Pensieri confusi, immagini strane gli passavano nella piccola mente; ma la figura della madre non lo abbandonava mai.
p. 34
Tu sarai stanco, anima mia; adesso ti metterò a dormire, - disse ad Anania, conducendolo in una grande camera attigua alla cucina e aiutandolo a spogliarsi. - Non aver paura, sai; domani tua madre verrà, o andremo a cercarla noi. Sai farti il segno della croce? Sai il Credo? Sì, bisogna recitare il Credo tutte le notti. Poi io ti insegnerò tante altre preghiere, una delle quali per San Pasquale che ci avvertirà dell'ora della nostra morte. E così sia. Ah, tieni anche la rezetta? E come è bella!