Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 22
Di sua madre, in quel tempo, egli serbò pochi ricordi perché la vedeva di rado; ella stava sempre fuori; lavorava a giornata per le case o pei campi, nelle coltivazioni di patate, e ritornava verso sera, lacera, livida dal freddo, affamata.
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- Dove si trova?
- A Nuoro. Nuoro è una città grande, che si vede dal Gennargentu. Io conosco il Monsignore di Nuoro perché mi ha cresimato.
- Ci sei stato tu, a Nuoro?
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Anania, dopo questi discorsi, seguiva volentieri Zuanne anche quando aveva freddo, e continuamente gli domandava notizie di suo padre, di Nuoro, della strada che bisognava percorrere per arrivare alla città.
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Una sera, agli ultimi di novembre, Olì, dopo essere stata a Nuoro per la festa delle Grazie, litigò con la vedova; già da qualche tempo ella si bisticciava con tutte le persone che incontrava, e percuoteva i bambini.
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Anania la sentì piangere tutta la notte, e sebbene il giorno prima ella lo avesse bastonato, provò una grande pietà per lei: avrebbe voluto dirle: «Tacete, mamma mia: Zuanne dice che se fosse come me, quando sarebbe grande andrebbe a Nuoro per cercare il padre e imporgli di venirvi a trovare: io ci voglio andare ora, invece: lasciatemi andare, mamma mia...»